Questo libro ci guida in un affascinante viaggio attraverso la misteriosa Sardegna, un'isola ricca di storia e leggende. Le fiabe narrate sono ispirate alle antiche tradizioni e alle creature fantastiche che popolano l'immaginario locale, come la strega-vampiro, il drago dalla croce di cristallo e le fate tessitrici. Questo volume è pensato per affascinare sia i bambini che gli adulti, offrendo un'avventura magica nel cuore della Sardegna. Prefazione di R. Copez.
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Nel gennaio 2006 Michela Murgia viene assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, produttrice del "mostro", l'oggetto di culto e devozione di una squadra di centinaia di telefoniste e venditori: un aspirapolvere da tremila euro, "brevettato dalla NASA". Mentre, per trenta interminabili giorni, si specializza nelle tecniche del "telemarchètting" e della persuasione occulta della casalinga ignara, l'autrice apre un blog dove riporta quel che succede nel call center: metodi motivazionali, raggiri psicologici, castighi aziendali, dando vita alla grottesca rappresentazione di un modello lavorativo a metà tra berlusconismo e Scientology. Un racconto sul precariato in Italia, che fa riflettere, incazzare e, miracolosamente, ridere. Fino alle lacrime. Questo primo romanzo dell'autrice sarda ha ispirato il film di Paolo Virzì, "Tutta la vita davanti". Con una nuova prefazione dell'autrice.
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Il protagonista, Roberto Maria Gusberti, è un uomo di mezz'età residente in una cittadina del Veneto, il quale viene, suo malgrado, inviato in Sardegna a presiedere una commissione di concorso presso un ente pubblico. Scontroso e misogino, la sola presenza "femminile" ammessa nella sua vita è un pitone albino di nome Lara, che cura con affetto e dedizione. Non ha amici, fatta eccezione che per due ex compagni di scuola, un po' singolari come lui. Intriso di pregiudizi nei confronti dell'isola sarda, della quale in realtà non conosce nulla, vive la notizia dell'incarico assegnatogli come una sciagura e per questo, una volta giunto sul posto, dà vita ad una serie di situazioni incresciose e paradossali che alla fine gli si ritorcono contro. Sullo sfondo, la bellezza incontaminata della terra sarda, con i suoi misteri e le antiche tradizioni.
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"Amori moderni" di Grazia Deledda, pubblicato nel 1907, raccoglie due racconti tra loro collegati che esplorano la passione in tutte le sue sfaccettature. Come sempre accadde nella prosa della grande scrittrice sarda (vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1926), i sentimenti vengono analizzati con estrema e raffinata sensibilità psicologica, tra gelosie, rinunce e conflitti interiori. Tuttavia, i temi vanno oltre lo stretto ambito narrativo e diventano universali (il cambiamento, l'identità, il contrasto tra modernità e tradizione) offrendo un ritratto vivido dell'esistenza dell'uomo. E proprio la "profonda comprensione degli umani problemi" fu una delle qualità che furono riconosciute alla Deledda al momento dell'assegnazione del Nobel.
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Negli ultimi decenni gli studi sulla famiglia sono stati al centro della maggiore storiografia internazionale, nell'incrocio delle più innovative esperienze di ricerca di storia sociale, storia locale e microstoria. In questo saggio Gian Giacomo Ortu indaga gli istituti familiari sardi non tanto nei loro caratteri statici e formali - sulla scia dei tanti studi sui tipi e forme di famiglia -, ma nel rapporto vivo e dinamico che essi hanno con la dimensione locale, i contesti politici, i processi economici, i dinamismi sociali, i valori etici e culturali. L'approccio utilizzato, ad ampio spettro disciplinare - anzi «transdisciplinare» -, sorretto da un quadro di riferimenti scientifici che è sempre europeo, consente di gettare fasci potenti di luce sulle trasformazioni epocali e sulle fasi congiunturali della società sarda tra XI e XVIII secolo.
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«Del grande intellettuale sardo non vedevamo che "la testa", lo storico degli intellettuali, l'analista delle tre "quistioni" del Mezzogiorno d'Italia (il Napoletano, la "quistione siciliana", la "quistione sarda"), lo studioso originale del capitalismo americano, il teorico dell'"egemonia", cioè del socialismo innervato di consenso. Poco sapevamo della sua vita, la famiglia, l'infanzia in Sardegna, i primi studi, il breve processo di formazione, e poi l'integrazione a Torino, il ruolo effettivo nel Congresso di Livorno (1921), i veridici rapporti (dopo l'arresto) con Togliatti, la rottura con i comunisti incarcerati a Turi, l'eterodossia rispetto a Stalin. Pensai allora che l'operazione di aggiungere "gambe e corpo" alla "testa" - così da avere di Gramsci il ritratto intero - potesse non essere fuori dalla portata del cronista ostinato.» Così Giuseppe Fiori dà avvio al ritratto di Gramsci «a figura intera, con i tuffi del sangue e della carne». Pubblicata per la prima volta nel 1966 e tradotta in dodici lingue, questa biografia sconvolse l'ortodossia comunista, che di Gramsci vedeva o voleva far vedere solo «la testa», e da allora non è mai invecchiata, anzi in un certo senso ha ricevuto sempre nuova freschezza dai materiali inediti su Gramsci via via ritrovati. Introduzione di Alberto Asor Rosa.
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Nel 1947 Emilio Lussu lanciò un messaggio per il federalismo sardo che partiva dalle posizioni di Angioy passando per Asproni, Tuveri, Gramsci, Bellieni e Lussu stesso. Il suo desiderio era quello della creazione di uno Stato federale. Nessuno lo seguì. Prevalse la soluzione "moderata", di un autonomismo annacquato, che assegna allo Stato le decisioni più importanti. Per questo motivo lo Statuto speciale appare a molti Sardi un atto concesso piuttosto che una reale Carta costituzionale dei Sardi. In questo volume, che ripercorre quelle vicende politiche del passato e getta un ponte per il futuro, l'autore si chiede se si possa tornare al messaggio originario di Lussu. Se si possa, in altre parole, riscrivere lo Statuto, in virtù anche del pensiero di alcuni intellettuali sardi della seconda metà del Novecento come Cardia, Simon Mossa, Lilliu, Soddu, per citare alcune delle figure di maggior rilievo nell'alveo di questo dibattito. In questa disamina, chi scrive mette peraltro in luce i difetti, le debolezze dello Statuto stesso, così difforme da quanto avrebbero voluto i "padri fondatori" della "linea sarda al federalismo.
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