"Terra chi teni lu me cori" è una silloge di 52 poesie in lingua siciliana che l'autore salemitano Gioacchino Di Bella, con umiltà, definisce Primo quaderno siciliano. I componimenti di variabile estensione metrica trattano sentimenti elementari e sensazioni desunte dal vivere e dal sentire in terra di Sicilia: tutto, nell'isola del Sole, può trasfigurarsi in poesia intima e vibrata. Ecco, quindi, affiorare, tra i versi del poeta, lo scirocco, i frutti traslucidi del gelso, le esperienze del tempo vissuto, le parlate della gente, gli assurdi nonsense, il ricordo, l'amore, la natura e il canto imperioso del mare.
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Il volume affronta la vicenda artistica e umana dei fratelli scultori Benedetto e Pasquale Civiletti che, tra '800 e '900, lasciarono un segno profondo nel panorama artistico siciliano. Le loro opere arricchiscono i luoghi più significativi della Palermo ottocentesca, creando una sorta di galleria d'arte/en plein air/: dal Politeama Garibaldi al Teatro Massimo, ai giardini e alle piazze più rappresentative. Alfredo Milazzo, nipote di Pasquale, ricostruisce l'attività dei suoi avi grazie a un'attenta ricerca negli archivi di famiglia, individuando relazioni che inseriscono i due scultori a pieno titolo tra gli esponenti più interessanti della cultura artistica del tempo. L'indagine storico-critica di Giuseppe Cipolla delinea il valore che la scultura rivestì nella progettazione urbana, così come il proficuo rapporto che i due scultori ebbero con architetti come Giuseppe Damiani Almeyda ed Ernesto Basile, contribuendo a configurare il volto di Palermo a cavallo tra i due secoli.
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Il libro si propone all'attenzione di un pubblico vasto e variegato: dallo psicologo in formazione al professionista e operatore della Salute Mentale e della relazione d'aiuto in generale, dal lettore appassionato all'ammiratore di Andrea Camilleri. L'autore, nella prima parte del volume, con un linguaggio chiaro e comprensibile, definisce concetti e termini psicologici di base, ne amplia di conosciuti e ne aggiunge di originali, quindi concentra la sua attenzione sulla forza del pensiero narrativo evidenziandone il ruolo essenziale nella vita e nell'evoluzione individuale e valorizzandone l'importanza anche nella professione psicologica. La seconda e la terza parte del testo sviluppano un particolare interesse per le opere di Andrea Camilleri. L'analisi attenta di alcune di esse e dei personaggi proposti porta il lettore al passaggio qualitativo dalla narrazione psicologica allo sviluppo di particolari quadri psicopatologici. Una lettura originale, quindi, delle opere dello scrittore siciliano che riporta il senso di umanità e originalità che si nasconde dietro la vita e la sofferenza reale, contrastando l'asetticità e rigidità di quadri psicopatologici per come spesso descritti nei manuali di settore. È così che personaggi quali il commissario Montalbano, l'agente Catarella o storie riportate ne Il casellante, L'età del dubbio, La presa di Macallè disegnano percorsi di vita dove traumi, emozioni, espressioni psicopatologiche e capacità di resilienza si attualizzano, sostituendo lo "spazio" della teoria con il "respiro" della realtà. Il libro è stato presentato in occasione di circa 100 eventi in Italia e all'estero (tra cui la Settimana della Lingua Italiana nel Mondo a Il Cairo nel 2018 e il Premio Bancarella nel 2022) e recensito in articoli e interviste su numerosi quotidiani e periodici, Radio e Tv anche estere.
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Cremona si sofferma su non poche analogie tra il messinese e il caltagironese (p. 12, 63-64, 72) che oggi possiamo ben considerare analogie tra messinese e galloitalico di Sicilia: tali somiglianze non possono essere casuali, ma al contrario suggeriscono una connessione, tra l'area messinese e il fenomeno immigratorio, forse più profonda di quanto non si sia finora pensato e che merita di essere approfondita, dal punto di vista storico e linguistico. Ulteriore approfondimento merita anche il fenomeno (tuttora tra i più vistosi per chi ascolti i caltagironesi parlare non solo in dialetto, ma anche in italiano) del raddoppiamento della consonante iniziale di parola ad inizio di enunciato. Cremona ne dà conto nella Fonetica a p. 20, unitamente al raddoppiamento attivato da parola ossitona (raddoppiamento fonosintattico). Tali dati suggeriscono che la percezione della lunghezza consonantica e i fenomeni che la vedono coinvolta possano essere stati in qualche misura modellati, anche in questo caso, dal contatto tra galloitalico e siciliano. (Dall'Introduzione)
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La sera del 16 febbraio del 1987 affonda nel mar Mediterraneo un peschereccio atlantico, iscritto al compartimento marittimo di Mazara del vallo. Era diretto a Dakar, nel Senegal. Nel naufragio muoiono diciannove marinai, quattro italiani e quindici africani, tutti regolarmente imbarcati e dipendenti da diversi anni di una società armatrice siciliana, proprietaria del peschereccio. Fu una grande tragedia per i familiari delle vittime e per l'intera comunità mazarese. Il libro narra, in una altalena di emozioni, la storia di un peschereccio, il Massimo Garau, e del suo equipaggio, che per cause all'apparenza misteriose cola a picco senza lasciare traccia di sé. Dopo diversi mesi, tra congetture sospetti, illazioni, ricostruzioni fantasiose, la barca da pesca viene ritrovata ad ottantatré metri di profondità, adagiata sul fondale marino tra Tunisi, e l'isola di Pantelleria, e solo dopo dieci lunghi anni riportata in superfice. La narrazione è condita da storie personali del fondatore della società di pesca oceanica, racconti che si intrecciano con quelli dell'autore del libro che, oltre ad esserne il narratore, in parte ne è anche protagonista. Nella storia del naufragio del Massimo Garau si delinea, inesorabilmente, come in molti altri misteri italiani, l'ombra del depistaggio. Tra menzogne e mezze verità ci si scopre, ancora una volta, appartenere ad un Paese nel quale la soluzione dei casi, tra cui quello del naufragio del peschereccio siciliano, è talvolta impossibile quando, ad essere coinvolti, vi sono apparati dello Stato. Il libro, per le rivelazioni in esso contenute, e il coraggio di esporle, pone l'autore tra i più audaci scrittori di racconti di fatti realmente accaduti.
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