Manon è una strabordante mamma siciliana, la cui massima più celebre suona: "L'unica felicità possibile è la media delle nostre infelicità". Ma Manon è anche un modo di stare al mondo, un bizzarro codice etico, un esilarante manuale delle buone maniere. In fondo, Manon è un altro modo per dire una certa Sicilia. Il confronto con una madre del genere è una lotta per la sopravvivenza. Le tappe della crescita del protagonista di questo libro diventano battaglie epocali per l'indipendenza, fatte di tradimenti, di rimpianti, ma anche di inciampi comici. La modernità irrompe nel più sonnacchioso immobilismo siciliano e i risultati non sono per nulla scontati. Manon, il cui universo si ripete identico e immutabile, come le stagioni, viene messa a dura prova da figli che in nulla rispondono ai suoi ideali di madre. Il protagonista e i suoi fratelli infatti sembrano nati per contraddirla, fra divorzi, matrimoni mancati, insuccessi professionali, scelte di vita e di identità sessuale lontane dal suo orizzonte. Manon si trincera dietro una difesa strenua di ciò che lei considera "giusto". Salvo, alla fine, essere capace di una vera rivoluzione, per quanto domestica, che conferma la leggendaria propensione all'accoglienza e al dialogo dei siciliani. Un libro in cui si ride molto, e con il sorriso si scende nelle pieghe di un dialogo intergenerazionale a volte difficile, ma sempre necessario.
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I due volumi delle Storie di Montalbano testimoniano tutti i modi e i generi usati da Camilleri per narrare le gesta del suo commissario: comprendono in tutto dodici romanzi, da La forma dell'acqua fino a Riccardino uscito postumo nel 2019, oltre a una ricca antologia di racconti, lunghi e brevi. La nutritissima e avvincente cronologia, a cura di Antonio Franchini, rivela ai lettori vecchi e nuovi che la vita di Camilleri può essere considerata il primo dei suoi romanzi; i saggi introduttivi, firmati rispettivamente da Nino Borsellino e Mauro Novelli, nonché l'approfondito studio linguistico di Novelli contenuto nel primo volume, indagano nel dettaglio il profilo culturale del più straordinario caso letterario degli ultimi decenni e le caratteristiche di quel raffinato impasto di italiano regionale siciliano e di italiano nazionale che costituisce uno degli elementi di maggior richiamo di questo autore presso un grandissimo numero di lettori.
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Torna in libreria in una versione aggiornata e rinnovata nella veste grafica il FotoNote dedicato al grande fotografo Ferdinando Scianna. Il volume raccoglie più di 60 immagini del fotografo, che offrono un compendio maneggevole ma accurato della sua vasta produzione in oltre cinquant'anni di carriera, ed è completato da note biografiche e bibliografiche aggiornate. Ferdinando Scianna incarna una forma rara di fotografia, quella che si può leggere a diversi livelli di significato e in cui una vasta cultura è la base per le qualità plastiche ed estetiche. Siciliano, scrittore e letterato, amante appassionato di antropologia e scienze umane, Ferdinando Scianna trasferisce con irruenza, nella fotografia, il pathos e la lirica con cui percepisce la vita. Cooptato da Henri Cartier-Bresson, suo "maestro di sempre", è il primo fotografo italiano a entrare a far parte, nel 1982, dell'agenzia Magnum Photos: conferma e consacrazione della forza e dell'importanza della sua fotografia, da sempre strettamente legata ai temi della sua terra, del ricordo, di una memoria che è fatta di pensieri, di miti antichi rivissuti in chiave contemporanea, di maestri da cui imparare, di improvvise intermittenze del cuore, di volti riconosciuti e mai dimenticati. Di umanità. Introduzione di Maurice Nadeau.
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Dagli inizi degli anni Sessanta, corroborati dall'euforia del boom economico, in Italia si assiste a una presa di coscienza pop in tutte le direzioni, con un'attenzione all'immagine, al cinema, ai nuovi media, ai protagonisti e alle bellezze monumentali e paesaggistiche della storia nazionale, nonché al Futurismo, prima avanguardia storica del Novecento. Il volume indaga, per la prima volta in modo organico, lo sviluppo della Pop Art e della Beat Generation in Italia, interpreti del sentire comune di quegli anni. Una panoramica di ampio respiro che prende in considerazione dalla pittura alla scultura, dalla letteratura alla musica, contestualizzandole nel tessuto sociale dell'epoca. Le opere presentate in queste pagine pongono in evidenza l'unicità propositiva e la statura assoluta della Pop Art italiana in Europa, nonché le differenze sostanziali e l'autonomia degli artisti italiani da quelli americani. Dai precursori di tale sensibilità - quali Enrico Baj, Titina Maselli, Pino Pascali e Mimmo Rotella - si osserva la saldatura tra le esperienze del Gruppo di Piazza del Popolo a Roma, con Mario Schifano figura trainante e quelle degli artisti che gravitano intorno alla Galleria Marconi di Milano, senza dimenticare le esperienze offerte da Torino, Bologna, Firenze Napoli. Un particolare approfondimento è dedicato alla letteratura beat italiana, misconosciuta fino a oggi, a cui si conferisce per la prima volta un'identità nazionale grazie alla riscoperta dell'Antigruppo siciliano guidato da Nat Scammacca: il miglior poeta beat italiano, come dichiarerà Lawrence Ferlinghetti, figura di riferimento ed editore della Beat generation americana.
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«Non c'è niente di letterario, di romantico. La retorica è al tutto bandita. Cavalleria rusticana promette nel Verga un autore drammatico e potente»: così fu recensita nel 1884 la prima rappresentazione del più noto dramma di Verga, riduzione di una novella di Vita dei campi. L'allestimento avviò in Italia la riforma delle scene già in atto in Europa e inaugurò il verismo a teatro in quella veste regionale che avrà tanta fortuna anche nel repertorio melodrammatico di fine secolo, come dimostra la popolarità del libretto musicato da Mascagni. Minore fu il successo di altri drammi, anch'essi per lo più tratti da novelle e ispirati a quell'alternanza tra campagna e città, mondo siciliano e mondo milanese che caratterizza la produzione narrativa: In portineria (1885); La lupa (1896), iscritta durevolmente nel repertorio delle grandi attrici; i bozzetti Caccia al lupo (1901) e Caccia alla volpe (1901); Dal tuo al mio (1903). Dando prova di lungimiranza artistica e culturale, Verga traghetta i temi a lui più cari entro nuovi generi - non solo copioni teatrali, ma anche libretti d'opera e sceneggiature cinematografiche - le cui convenzioni, ormai obsolete, vengono piegate alla poetica della semplicità, dell'aderenza alle cose, del realismo più maturo e consapevole.
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Tutta la musica di Franco Battiato racconta di un umano intriso di bellezza e spiritualità. Il musicologo e giornalista Enrico Impalà, grande conoscitore del poeta ripercorre i grandi temi del cantautore siciliano entrando nei versi di oltre cinquanta canzoni.
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