Madre di due figlie affezionate, sposata ad Andrew, un marito ricco e devoto, Sydney conduce una vita perfetta. O almeno così crede. Fino a quando, all'improvviso, Andrew muore in un incidente stradale e Sydney scopre di essere stata esclusa dal suo testamento. Come se non bastasse, le figlie di Andrew, avute dal suo primo matrimonio, le comunicano che entro un mese deve lasciare la casa. Senza più al suo fianco l'uomo che aveva amato come nessun altro e per il quale aveva rinunciato alla sua carriera di stilista, sul lastrico, senza casa e lavoro, per Sydney la tentazione di lasciarsi andare alla disperazione è forte. Così, quando Paul Zeller, un uomo affascinante che lavora nel campo della moda, le offre un lavoro come designer, lei accetta. Ben presto, però, lo sfavillante mondo della moda rivela a Sydney il suo volto più oscuro. Sola e ingenua, circondata da personaggi disonesti, la donna viene coinvolta, a sua insaputa, in commerci illeciti che le procurano grossi guai con la giustizia. Ora Sydney ha davvero toccato il fondo, e se vuole riprendere di nuovo in mano le redini della sua vita deve fare appello a tutte le sue risorse con coraggio e dignità. Non sarà facile, ma i suoi sforzi saranno ripagati e finalmente ritroverà il posto che si merita nel mondo.
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Chika è nata tre giorni prima del devastante terremoto che ha sconvolto Haiti nel 2010. Quando sua madre muore per dare alla luce il fratellino, Chika ha appena tre anni e viene accolta dall'orfanotrofio Have Faith Haiti, che Mitch Albom e sua moglie Janine hanno fondato a Port-au-Prince. Per la coppia, che non ha figli, i quaranta bambini che vivono, giocano e vanno a scuola all'orfanotrofio sono diventati una seconda famiglia. E l'arrivo di Chika, spavalda e sicura di sé, delizia tutti, dai piccoli compagni agli insegnanti. Ma all'età di cinque anni le viene diagnosticata improvvisamente una grave forma di tumore, che i dottori locali definiscono come qualcosa per cui «ad Haiti non c'è nessuno che possa aiutarla». Davanti a questa notizia, Mitch e Janine non hanno dubbi su cosa fare: portano Chika a Detroit, nella speranza che i medici americani possano permetterle di tornare a giocare. Chika diventa così parte integrante della loro vita e, in compagnia della piccola e della sua irresistibile simpatia, intraprendono un viaggio di due anni intorno al mondo per trovare una cura. L'ottimismo, la saggezza e il coraggio di Chika sono un vero raggio di sole per Mitch e Janine, che grazie a lei vivono la gioia di prendersi cura di un bambino. E imparano che essere una famiglia, a prescindere da cosa può accadere, vuol dire non perdersi mai.
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Andrea Occasi, anestesista quarantenne, crede che il senso di tutto si esaurisca nei processi chimici, e vive la vita come una reazione controllata. Figlio di una madre ancora innamorata del marito, nonostante i continui tradimenti, Andrea tradisce a sua volta la fidanzata, Iaia. Finché lei non lo scopre e lo lascia. Andrea trova così un nuovo rapporto con la madre che lo riconcilia con l'universo femminile, ma quando la donna improvvisamente muore, lui sprofonda nella depressione e nei sensi di colpa. A un matrimonio conosce Yaya, un nome così simile a quello della sua ex fidanzata per una donna così diversa: di origini misteriose, dai tratti e dalla lingua indefinibili. Se ne innamora perdutamente, lei sembra aprirgli orizzonti insperati ma pretende da lui sincerità totale. Quando non la ottiene, punisce Andrea in modo implacabile, e l'uomo scopre in queste punizioni un significato dell'amore nuovo, profondo, quasi sacro. Ma fino a che punto l'espiazione può coincidere con l'amore? Fino a che punto può riscattare una vita sbagliata? "Il male maschio" è un romanzo che racconta la violenza dell'amore in modo nuovo, spietato, commosso, mostrando quanto sia fragile il confine tra bene e male.
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C'è un regista che è da anni oggetto di un culto sotterraneo: i suoi estimatori si nascondono ovunque, come i custodi di una liturgia segreta. Nonostante abbia vinto il festival di Locarno e il Leone d'oro a Venezia, le sue opere, a causa del loro chilometrico minutaggio, vengono proiettate in poche sale; questo però non scoraggia i suoi amanti, che le cercano ossessivamente, come appuntamenti con qualcosa di più vasto della loro stessa esperienza. È un cineasta filippino, si chiama Lav Diaz e con i suoi film è riuscito a raccontare il tempo che si fa materia. Il suo cinema è considerato una forma di meditazione: uno spazio in cui il tempo della realtà e il tempo del racconto coincidono, saldandosi per l'intera durata di ogni fotogramma. Così, in uno dei suoi film più emblematici, "Evolution of a Filipino Family", la sequenza in cui un personaggio muore dissanguato in una Manila deserta dura 21 minuti; l'intero film, 654 minuti. "From What is Before" ne dura 338. "A Tale of Filipino Violence", invece, 416. Tempo, rappresentazione, realtà: quella di Lav Diaz è una sorta di trasformazione alchemica di questi tre elementi. Un uomo muore per finta e chi lo guarda sullo schermo si trova a soffrire veramente, senza più filtri a separare i due eventi. Il dolore del singolo si trasforma nel dolore del popolo filippino e così in quello dell'umanità intera. "Quando le onde se ne vanno" è una bussola per orientarsi nello sconfinato atlante della filmografia di Lav Diaz: otto interviste nell'arco di undici anni che mettono in fila le sue opere e il suo pensiero attorno ad arte e storia, nouvelle vague e tradizione asiatica, i traumi di una collettività e la violenza dell'esistere. Un invito a immergersi nell'immaginario di questo maestro contemporaneo, capace di un interpretare come nessun altro le contraddizioni che agitano la nostra anima e la nostra epoca.
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