È noto come siano stati spesso pubblicati i diari e le memorie di coloro che parteciparono alle vicende risorgimentali, sia come protagonisti, sia da posizioni comprimarie. Non eguale attenzione è stata prestata a coloro che si opposero al processo unificatore. Degli antirisorgimentali si sa, infatti, ancora poco: scarseggiano ricostruzioni storiografiche sul loro pensiero, sulle loro gesta, sulle loro aspirazioni, e ancora pressoché sconosciute rimangono le figure di secondo piano dello schieramento reazionario. Alla luce di queste considerazioni, risultano interessanti le pagine del diario manoscritto del modenese Giulio Besini, che seguì sin dal primo giorno il Duca di Modena nell'esilio veneto allo scopo di riorganizzarsi per riconquistare il trono sotto la protezione austriaca. Tale scritto arriva fino alla primavera del '63, con il neonato regno italiano oramai ben strutturato istituzionalmente e la relativa completa disillusione dell'autore su un possibile ristabilimento delle cose di un tempo. Queste pagine sono rappresentative dello stato d'animo, delle recriminazioni, delle aspettative di coloro che consideravano l'Unità d'Italia come un atto eversivo.
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I modenesi sono stati descritti in tanti modi ma su di un aspetto vi è una certezza assoluta. Chi n'è mat, n'è 'd Mòdna. Chi non è matto, non è di Modena. Già nel Cinquecento Teofilo Folengo nel Baldus scriveva: "non modenesus eritcui non fantastica testa", non c'è modenese che non abbia una testa fantastica. È l'unica città nella quale il più stolto-scaltro dei contadini Sandròun una volta all'anno, il giovedì grasso, dal balcone del municipio racconta ai cittadini riuniti in Piazza Grande il mondo alla rovescia... follia, libertà, ironia, gioco... forse tutto questo insieme.
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La geografia della Shoah in Italia è la rete di luoghi che gli ebrei attraversarono e in cui sostarono sulla strada per Bergen-Belsen, Ravensbruck, Buchenwald, Flossenbürg, ma soprattutto per Auschwitz. La geografia della Shoah in Italia è anche fatta di luoghi di reclusione. Conosciamo i 28 campi di concentramento provinciali istituiti dalla Repubblica Sociale, ma furono probabilmente molti di più, perché spesso - è il caso di San Vittore a Milano - le carceri svolsero quel ruolo. E poi, dalla fine del 1943, i campi di concentramento e di transito: Fossoli di Carpi, in provincia di Modena; la Risiera di San Sabba a Trieste; Bolzano dall'agosto 1944; Borgo San Dalmazzo in provincia di Cuneo. La geografia della Shoah in Italia, infine, è l'insieme dei luoghi di memoria che contribuiscono a mantenere vivo e vitale il ricordo di quelle vicende. Spesso sono luoghi visitabili o visibili: è così a Fossoli, alla Risiera, al Binario 21 a Milano. E poi ci sono i monumenti, le lapidi, le pietre di inciampo che popolano i marciapiedi delle nostre città e ci costringono a pensare dove mettiamo i piedi. Questo è dunque un viaggio nella memoria della deportazione, ma anche un modo per scoprire la storia negli spazi quotidiani delle nostre vite. Grazie a uno straordinario materiale iconografico, che unisce rari materiali d'epoca e immagini dell'oggi, un libro perché ciascuno di noi possa fare proprio l'ammonimento di Primo Levi: «Fa' che il frutto orrendo dell'odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai».
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Nel 1875 il tenente di cavalleria Ulderico Levi, il generale Enrico Cialdini e il maggiore Baldassarre Orero, effettuano un lungo viaggio di piacere che tocca grandi capitali e città del nord Europa. Insieme alla vivace narrazione scritta di getto, un aspetto interessante che emerge da questa lettura è la consapevolezza della nuova identità dell'Italia e della considerazione di cui essa gode in Europa. Questa sensazione è ben percepita da Levi, che il 6 luglio a Vienna si trova vis à vis con l'ex duca Francesco V d'Austria Este, ridotto a rango di nobile di corte e così commenta: "Uscendo dal palazzo incontriamo naso a naso Francesco V ex duca di Modena venuto esso pure ad assistere al funerale dello zio. Quanti pensieri s'affollano alla mia mente, quante riminiscenze! Fu una bellissima mattinata, certo fu la più bella della mia vita". Ma se questa poteva essere una reazione istintiva ed emotiva, la consapevolezza del diverso ruolo dell'Italia in ambito europeo è razionalmente percepita da Levi quando a Krasnoe Selo, durante le grandi manovre militari alle quali partecipano rappresentanti militari e politici dei maggiori stati europei, lo zar Alessandro II scorge Cialdini, Orero e Levi che, in disparte, assistono in incognito al grandioso spettacolo. Riconosciuto il generale, egli abbandona il suo seguito, li accoglie cordialmente e, una volta terminate le manovre, li invita a pranzo nella tenda imperiale.
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La fase iniziale del ducato di Rinaldo d'Este, dalla successione a Francesco II alla celebrazione del funerale della consorte, morta in conseguenza di un parto (1694-1711), è fra i periodi meno studiati della storia estense. Rinaldo è per lo più ricordato come un duca rigido e bigotto, che avrebbe imposto alla corte di Modena abitudini e costumi vicini a quelli della sua precedente vita ecclesiastica. La prima fase del suo ducato è però caratterizzata da un'intensa attività mecenatesca, promossa nonostante la difficile fase politica e storica vissuta da Modena. In questo volume, Sonia Cavicchioli indaga in primo luogo sul Palazzo Ducale di Modena, a cui Rinaldo si dedica intraprendendo la decorazione degli ambienti principali, il salone d'onore e la prima camera dell'appartamento di facciata, e definendo gli ornati dei due ambienti successivi: lavori la cui portata simbolica lo induce a misurarsi con la tradizione di famiglia. La ricerca, attraverso una prospettiva di lunga durata, evidenzia la continuità dinastica nell'adozione di temi e pattern decorativi, facendo luce su alcuni momenti fondamentali del Seicento estense, finora lasciati in ombra dagli studi. Analogamente, il seguito del libro si orienta sullo studio dei rituali celebrativi e delle "allegrezze", i festeggiamenti a cui i signori di antico regime affidavano essenziali compiti di promozione, se non di propaganda in senso moderno. Si tratta del secondo ambito di interesse di Rinaldo, che di nuovo lo lega al passato dinastico...
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