Nell'insegnamento ci si muove in quella zona di confine tra il logico e il simbolico che equivale a dire, in termini un po' grossolani, tra ragione e follia". Galimberti affronta in una conferenza tenuta a Modena e trascritta in questo libretto il tema complesso e quanto mai attuale del "senso di fare scuola". Cosa significa educare, quale l'approccio e la disposizione d'animo che fanno dell'insegnante non un mero esecutore di un mestiere ma una guida, una figura carismatica capace di intercettare le esigenze profonde del variegato insieme di individui che compongono una classe? A queste domande Galimberti risponde parlando "un momento di filosofia": attraverso una riflessione sul rapporto tra pensiero simbolico e pensiero razionale si profila la possibilità di un nuovo equilibrio comunicativo tra docente e studente, un nuovo linguaggio in cui alle maglie rigide e univoche della logica si affiancano le istanze polisemiche della simbolica. È in questa "zona di confine" che dovrebbero sapersi collocare gli insegnanti: perché è proprio dalla scuola che possono dipendere il successo e la felicità della vita futura.
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Un dirigente politico cresciuto nel Pci degli anni '60 e '70 tra Carpi e Modena. Ma da quella radice, dal lavoro di funzionario dentro alla grande macchina del Pci, nel corso degli anni, la vita di Vittorio Saltini ha finito con l'incrociare ambiti molto diversi. Da giovane assessore in Provincia ha gestito una fase di profondo cambiamento della psichiatria. Con altrettanta passione si è poi occupato di immigrati, di zingari e malati di Aids. Dal mondo dall'associazionismo Arci è approdato alla costruzione della cooperazione sociale dando vita ad Aliante. Tutte esperienze accomunate da un denominatore comune: la politica deve arrivare a occuparsi della vita concreta delle persone. Per far questo servono il coraggio di innovare e la voglia di sporcarsi le mani. Andando a rovistare anche negli angoli più scomodi, perché è soprattutto lì che ci sono diritti da difendere. A dieci anni dalla scomparsa quella di Vittorio Saltini è una lezione più che mai attuale.
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Dal mare Adriatico al mar Tirreno a piedi o a pedali lungo la "Ducato Estense Coast to Coast", tra storia, cultura, arte, natura ed enogastronomia. "Ducato Estense Coast to Coast" è un itinerario ciclopedonale studiato e realizzato per promuovere un turismo ecocompatibile in un contesto storico e culturale caratterizzato dal dominio del Ducato Estense. La Casata Estense, una delle più antiche a livello nazionale, ha governato per lungo tempo un territorio che, nella sua massima estensione, andava dal Polesine alla Garfagnana fino ad includere le città di Massa e Carrara, garantendo alla Casata lo sbocco sul mar Tirreno. Il percorso ha lo scopo di ricollegare tutti quei territori che già sono appartenuti al Ducato Estense attraverso un filo conduttore storico, culturale e geografico. Questa guida descrive la prima parte del percorso, da Venezia a Modena. Le varie tappe sono corredate da un'accurata descrizione del tragitto, da una cartina e da numerose foto. In più, grazie ai collegamenti interattivi, è possibile scaricare le varie tracce GPS nonché approfondire alcune tematiche legate ai punti d'interesse che si incontrano lungo il percorso.
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Questo libro nasce dall'esperienza di un cantiere di socioanalisi narrativa svolto con persone che fanno riferimento al servizio di salute mentale di Modena e provincia; un territorio che viene portato come esempio positivo a livello nazionale rispetto al proprio approccio alla cura del disagio psichico. Dalle narrazioni raccolte appare però evidente che non tutto scorra liscio come lo si racconta. La restituzione sociale del cantiere qui proposta si pone come obiettivo il mettere in luce quanto a livello di ascolto e scambio dialogico sia ancora necessario fare per poter arrivare a un reale processo di condivisione del percorso terapeutico. Spostarsi dalla centralità del farmaco alla centralità della parola sembra un passaggio imprescindibile da qualsiasi altra pratica proposta. Gli ambiti presi in considerazione sono i ricoveri psichiatrici, i dispositivi di controllo che vengono applicati nei contesti residenziali, la terapia farmacologica, lo stigma. La parte centrale delle narrazioni si spinge tuttavia verso una precisa richiesta di dialogo tra utenti e operatori, e di pratiche alternative alla cura farmacologica.
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C'era una volta la "rezdora", la reggitrice del desco familiare, la massaia-governante-cuoca che amministrava con oculatezza e sapienza le risorse alimentari di casa. Se la cucina modenese è diventata un simbolo internazionale dei mangiar bene, in gran parte il merito è suo. Ma è sempre più difficile trovarle, le "rezdore". Nel giro di pochi anni, quindi, si rischia di veder scomparire quel patrimonio di tradizione, di cultura, di "saper fare" che per secoli hanno custodito. Il progetto "Storie di terra e di rezdore" è stato promosso dalla Provincia di Modena e cofinanziato da Fondo Sociale Europeo, ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Regione Emilia-Romagna e realizzato da Slow Food Italia.
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