Le poesie inedite di Piera Oppezzo (1934-2009), per la prima volta pubblicate in un volume che le raccoglie in ordine cronologico, costituiscono un «vero e proprio laboratorio poetico che precede la consacrazione della poetessa avvenuta con "L'uomo qui presente" (1966), l'illustre esordio nella neonata "Collana bianca" Einaudi» (dalla prefazione di Giovanna Rosadini). «Doveva essere il 2009, quando, a circa settantacinque anni, Piera Oppezzo raccomandò all'amico Luciano Martinengo "le sue cose", prima di lasciarle per sempre: scatoloni di opere pubblicate, appunti, recensioni e lettere da Giovanni Raboni, Enzo Siciliano, Giancarlo Majorino, Milo De Angelis e Giulia Niccolai, che ne avevano letto e stimato affettuosamente la produzione». (dalla postfazione di Gaia Carnevale).
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Nell'entroterra siciliano il giovane pastore Adriano si innamora a prima vista di Fiorenza, studentessa di buona famiglia. Il loro amore è però ostacolato dalla famiglia di lei e ai due non resta che architettare la "fuitina". "Principe" e "principessa" di un nuovo "regno" di affetti i due ricevono, nel momento in cui si sposano, anche l'approvazione della famiglia di lei. Il frutto del loro amore è Giulio, che perde il padre da bambino, e ne calca inconsciamente le orme, innamorandosi anche lui di una donna più benestante, Luisa. Sposando quest'ultima Giulio diventa, come il padre, "principe pastore".
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Il matrimonio siciliano esempio di un residuo storico in via d'estinzione è uno studio accurato e di notevole interesse che Salvatore Lipari ha condotto sull'istituzione matrimoniale e sulle tradizioni a essa correlata, soffermandosi in particolar modo sugli usi e i costumi siciliani, ma con un occhio anche alle altre realtà regionali del Mezzogiorno. Il lavoro è suddiviso in cinque parti. Nella prima, l'autore fa un excursus sulla storia della famiglia in Italia, concentrandosi soprattutto sul periodo storico che va dall'avvento del regime fascista al secondo dopoguerra. Sono introdotti dei cenni essenziali sugli aspetti giuridici che regolavano l'istituzione familiare e sul ruolo della donna. Nella seconda parte è esaminato il legame tra matrimonio e famiglia, esplorando le funzioni di quest'ultima dal punto di vista sociale ed educativo e osservando come l'idea di nucleo familiare si sia evoluta negli anni, estendendosi a unioni di tipo affettivo che non rientrano più solo nell'ambito del matrimonio tradizionale. La terza parte prende in esame il matrimonio in diverse zone del Meridione, nello specifico in Calabria, Basilicata e Irpinia, con accenni specifici alle minoranze etno-linguistiche, come quella arbërëshe in Calabria. Si parla dei costumi che regolano le fasi precedenti all'accordo matrimoniale, del corteggiamento e della dote della sposa, nonché di come l'assenza di libertà nella scelta della persona con cui convolare a nozze causasse talvolta fughe e matrimoni clandestini. La quarta parte si focalizza in maniera approfondita sul matrimonio siciliano, prendendo come periodo storico di riferimento quello che va dal XIX al XX secolo. La quinta e ultima parte è dedicata alle interviste che l'autore ha condotto personalmente con alcune donne siciliane di generazioni diverse, chiedendo loro di parlare del giorno del matrimonio, di come hanno conosciuto i propri mariti e dello svolgimento della cerimonia nuziale.
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Raccontare a un giovane d'oggi la vita quotidiana dei ragazzi che avevano la sua età negli anni Sessanta è come trasportarlo in un mondo parallelo. C'erano orizzonti illimitati, tutte le possibilità erano aperte, le autostrade crescevano come funghi insieme al Pil e l'ascensore sociale permetteva di realizzare molti sogni. Sei per i Beatles o per i Rolling Stones? ci si chiedeva. Paul McCartney ricorda ancora la prima volta che i ragazzi di Liverpool fumarono marijuana, iniziati da Bob Dylan. I Rolling Stones, con i capelli scodellati in avanti, i pantaloni a sigaretta, gli stivaletti, erano idoli potenti. In Italia c'era una ragazza lunga lunga che urlava, dimenava gambe, braccia e mani e con la sua voce fantastica poteva fare qualsiasi cosa. Si chiamava Mina. Però la trasgressione attraeva e intimoriva al tempo stesso, andava presa a dosi omeopatiche. Nel 1964 Aldo Moro inaugurò l'autostrada del Sole. Si cominciò a partire stipati sulla 600 chi per la villeggiatura, chi per tornare nel paese da cui era emigrato. Stavano arrivando anche la lavatrice, che avrebbe cambiato la vita delle mamme, e la pillola quella delle figlie. Prima le signore andavano in tubino, tailleur e giro di perle, al massimo un tamburello in testa come Jacqueline Bouvier in Kennedy. La minigonna irruppe come un fulmine, fiorì nella Londra in veloce trasformazione nel cuore di Chelsea, a due passi dallo studio del fotografo Antony Armstrong-Jones conte di Snowdon, appena entrato nella famiglia reale sposando Margaret, la sorella della regina Elisabetta. C'erano i playboy nei Sessanta, gli eroi delle lunghe estati, c'era Gigi Rizzi orfano di Brigitte Bardot, Porfirio Rubirosa che fra i suoi flirt annoverava Marilyn Monroe, Ava Gardner e Rita Hayworth. Sulle dune di Sabaudia si ritrovavano gli intellettuali: Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Enzo Siciliano, Dacia Maraini, Laura Betti. C'era chi da Milano andava a Kathmandu, paradiso dell'oppio, ritrovo internazionale dell'hippismo, ma anche del principe dei viaggiatori, Bruce Chatwin, che andò in Afghanistan nel 1969 in compagnia del gesuita Peter Levi e presagì la fine di quell'incanto. Anche le mode letterarie sono nate allora, quando si cominciò a leggere i libri senza subire solo la biblioteca di famiglia e a manifestare passioni totali. Per scrittori che suonavano un po' trasgressivi come Pablo Neruda o Henry Miller o il D.H. Lawrence dell'Amante di Lady Chatterley. E poi l'Antologia di Spoon River, Ernest Hemingway, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso... Attraverso i ricordi, le sensazioni, le idee di chi allora era una ragazzina, si è trasportati in questo libro nella magica decade in cui cambiò tutto. In un mix di madeleine private e pubblici cambiamenti.
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La verità in Italia sfugge. Da Portella della Ginestra ai delitti eccellenti di Falcone e Borsellino, passando per piazza Fontana, l'Italicus, piazza della Loggia, la P2, Gladio, ci è stata sottratta da un progetto di potere chiaro e organizzatissimo, il doppio livello, il cui scopo era coprire con "false bandiere" il reale corso degli avvenimenti. "Non penserà mica che Capaci fu opera di quattro mafiosi?" è la domanda che un ex gladiatore siciliano rivolge all'autrice, in realtà una delle tante, devastanti risposte contenute in questo libro che scava nella destabilizzazione che ha afflitto la storia recente d'Italia. Attraverso testimonianze inedite, Stefania Limiti esplora la nascita della cosiddetta Rete atlantica e i legami forti stretti da uomini della Nato e funzionari Cia con i gruppi neofascisti italiani, molti dei quali divennero pedine dello stragismo. Racconta in che modo il doppio livello cerchi ambienti in cui infiltrarsi, come nel caso della P2. O uomini fidati cui ricorrere, come Giulio Andreotti. Perché il doppio livello non è un contropotere, ma il potere tout court: cinico, invisibile, insospettabilmente violento.
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